PREMESSA
Le vicende della nostra vita personale - timori, speranze, delusioni, lotte, successi etc etc - sono ovviamente collegate alle nostre idee, alla loro evoluzione, anche in rapporto con le idee altrui. Ripeto, questo è ovvio; ma che senso ha, anzi, ha un senso, racontare insieme, nello stesso contesto, le vicende personali e le idee? Di questo non sono sicuro, anche se un primo tentativo, nel 2010, era sembrato interessante ad alcuni amici e parenti; poco più di due anni dopo (siamo in maggio 2012), ci riprovo, con maggiore decisione, stimolato da recenti problemi con la posta elettronica e con Facebook, che mi hanno costretto a interrompere (e a pensare meglio) alcuni dialoghi - personali e/o politici - che avevo in corso. Se questo secondo tentativo avrà successo, saranno i lettori a deciderlo! Esso comunque dovrebbe servire a me, per mettere ordine fra le mie idee (che forse sono troppe, e non tutte ben digerite) e le mie esperienze (che per la quantità e l'età cominciano a diventare molte, poco gestibili, e rischiano di essere in parte dimenticate). Dunque vediamo!
Primi ricordi
Per rischiare meno di perdermi, credo che mi convenga adottare uno
schema, un ritmo. Una volta un pezzo di memoria, la volta dopo una riflessione.
Ho cominciato con una riflessione, adesso tocca alla memoria. Nella quale mi
pare logico seguire uno schema cronologico. Spesso si comincia dalla nascita,
ma mi pare giusto cominciare dalla prime memorie, che forse coincidono (?) con
l'inizio della coscienza. Mi pare che avessi due o tre anni, la sola volta che
ricordo di aver visto mio nonno materno, Luigi Scotto, sul suo letto di
moribondo. A cui, dal basso, mi ero accostato, e lui mi accarezzò la testa (per
l'occasione rasata a causa di una malattia, forse l'impetigine), pronunciando
una sola parola dialettale, "crapin".
Quasi allo stesso periodo risalgono i ricordi di mia nonna paterna,
Elvira Iannelli vedova Alessio. Giocava lanciandomi una palla nell'assolato
giardino della casa di Valleggia, o forse di Spotorno? Ma quante case avevano
le sorelle Traverso? Mia nonna linda, vedova Scotto, e la sorella, mia prozia
Gemma. Erano comunque benestanti; una delle case, credo quella di Spotorno, la
ricordo per il viale d'ingresso, che mi sembrava lungo e imponente, e
fiancheggiata da una vigna. E forse fu allora che ricordo di aver detto le
prima parole, che volevano sembrare "palla". Parola che usai anche,
con l'allitterazione "pa-pa", per indicare le poppe, credo della
mamma e non solo.
Gli altri ricordi sono quelli di mio padre travestito da befana – che mi
spaventò – e il regalo a sorpresa, una gabbia di uccellini che però mi fu quasi
subito tolta…e il vicino, anzi il coabitante (erano tempi duri), un certo Peluffo… ne presto la
coabitazione finì, e restammo padroni nell’appartamento di Via Deoberti, in un
pelazzo che all’epoca era nuovo, nel centro di Savona. A quell’appartamento mi
ero affezionato, e fu la prima volta, ma non certo l’ultima, che soffrii quando
lo lasciammo (ricordo di aver scritto un cartello minaccioso diretto ai futuri
inquilini, dunque a circa 3 anni già riuscivo a scrivere quando una passione mi
spingeva!). Ci trasferimmo al seguito di
mio padre, che nel 1949 era stato trasferito all’Istituto di Cultura – o comunque
era stato nominato addetto culturale – all’Ambasciat a Varsavia. Io lo seguii
con mia madre: memorabile fu il viaggio in treno attraverso l’Austria e l’Est
europeo dominato dall’URSS; mi restarono
impressi soprattutto i balzi delle lepri, la lunghezza delle loro gambe, che
faceva pensare piuttosto a piccoli canguri.